lunedì 2 gennaio 2017

L’INEFFICIENZA DELLA PA

La denuncia è sollevata dall’Ufficio studi della CGIA che
“richiama” l’esito di uno studio realizzato dal Fondo Monetario Internazionale .
Il risultato a cui sono giunti i ricercatori d’oltre oceano poggia su questa tesi:  se la nostra
amministrazione  pubblica  avesse  in  tutta  Italia    la  stessa  qualità    nella  scuola,  nei
trasporti,  nella  sanità,  nella  giustizia,  etc.  che  ha  nei    migliori  territori  del  Paese,  il  Pil
nazionale aumenterebbe di 2punti (ovvero di oltre 30 miliardi di euro)  all’anno.
A confermare il forte divario esistente tra il Nord e Sud del Paese sulla qualità/quantità
dei servizi erogati dalla nostra Pa, emerge anche dall’analisi dell’Ufficio studi della CGIA
su dati relativi a un’indagine condotta dall’Ue sulla qualità della Pa a livello territoriale.
Rispetto  ai  206  territori  rilevati  da  questo studio,  ben  7  regioni  del  Mezzogiorno  si
collocano  nelle  ultime  30  posizioni:  la  Sardegna  al  178°  posto,  la  Basilicata  al  182°,  la
Sicilia  al  185°,  la  Puglia  al  188°,  il  Molise  al  191°,  la  Calabria  al  193°  e  la  Campania  al
202°  posto.  Solo  Ege  (Turchia),  Yugozapaden  (Bulgaria),  Istanbul  (Turchia)  e  Bati
Anadolu (Turchia), presentano uno score peggiore della Pa campana.

Tra le realtà meno virtuose troviamo anche una regione del Centro, vale a dire il Lazio,
che si piazza al 184° posto della graduatoria generale (vedi Tab. 1).
Tra  le  migliori  30  regioni  europee,  invece,  non  notiamo  nessuna  amministrazione
pubblica  del  nostro  Paese  (vedi  Tab.  2).  La  prima,  ovvero  la  Provincia  autonoma  di
Trento, si colloca al 36° posto della classifica generale.
La Provincia autonoma di Bolzano al 39°, la Valle d’Aosta al 72° e   il Friuli Venezia Giulia
al  98°.  Appena  al  di  sotto  della  media  Ue  troviamo  al  129°  posto  il  Veneto,  al  132°
l’Emilia Romagna e di seguito tutte le altre.
Questa classifica, segnala l’Ufficio studi della CGIA, è tarata su un indice di qualità che è
il  risultato  di  un  mix  di  quesiti  posti  ai  cittadini  che  riguardano  la  qualità  dei  servizi
pubblici ricevuti, l’imparzialità con la quale vengono assegnati e la corruzione.
Il risultato  finale  è  un  indicatore  che  varia  dal  +2,781  ottenuto  dalla  regione  finlandese 
Åland (1° posto in Ue) al -2,658 della turca Bati Anadolu (maglia nera al 206° posto).
Il dato medio Ue è pari a zero.
Nella classifica generale la Pa italiana si colloca al 17° posto su 23 paesi analizzati.
Solo Grecia, Croazia, Turchia e alcuni paesi dell’ex blocco sovietico  presentano un indice di
qualità  della  Pa  inferiore  al  nostro.  A  guidare  la  classifica,  invece,  sono  le  Pa  dei  paesi
del nord Europa (Danimarca, Finlandia, Svezia, Paesi Bassi, etc.)



Dalla  CGIA,  comunque,  tengono  a  precisare che  sebbene  i  dati  medi  non  siano
particolarmente brillanti, la nostra Pa presenta delle punte di eccellenza in molti settori
che non hanno eguali nel resto d’Europa.
Conclude il Segretario della CGIA Renato Mason:
“La sanità al Nord, le forze dell’ordine, molti centri di ricerca e istituti universitari  italiani presentano delle performance che non temono confronti.
Tuttavia è necessario migliorare l'efficienza media dei servizi offerti dalleamministrazioni pubbliche,
affinché siano sempre più centrali per il sostegno della crescita, perché migliorare i servizi vuol
dire  migliorare  il  prodotto  delle  prestazioni pubbliche e  quindi  l'impatto  dell'attività
amministrativa sullo sviluppo del Paese.










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